|
Simulazione
Oggetto: Simulazione di un caso di emergenza per infezione colerica;
Area di teatro: Una regione italiana storicamente a rischio;
Protagonisti:
a) dr. Placido; dr. Saetta; famiglia Infettati; dr. Accorto;
Sindaco del primo Comune colpito; Prefetto competente
per territorio; Disaster Manager dr. Guido Valente;
Commissario delegato.
b) quanti vi si vogliano cimentare, immedesimandosi in una
delle situazioni ipotizzate, utilizzando la tecnica del
"role playing";
Soggetti in possesso di dati conoscitivi: Ministero della Sanità;
Regione;
Provincia; Comune; A.S.L..
Dovrebbero disporre di modelli probabilistici: Organizzazione Mondiale
della Sanità; Ministero
della Sanità; Regione.
Professionalità e specializzazioni coinvolte: Medici di base e
specializzati
Igienisti; Biologi; personale
paramedico;Associazioni di
Volontariato e volontari
specializzati; Direttore delle
emergenze denominato:
"Disaster Manager".
Informazioni utili: Il colera è una malattia acuta di tipo epidemico ma
curabile; a differenza dell'epatite, che compromette,
l'attività epatica, dopo la guarigione non lascia
postumi; interessa particolarmente la vulnerabilità
sistemica.
E' di supporto la profilassi vaccinale e l'igiene degli
alimenti nonchè la pulizia dell'abitato.
Approccio col testo.
Nel cimentarsi in questo nostro "board game" occorre porsi rispetto alla
prefigurata situazione simulata, in due ruoli distinti:
A) nelle vesti di osservatore nella prima parte, ove si sviluppa dinamicamente
la fase che conduce alla decisione dello stato di allerta;
B) nei panni del "disaster manager", attore protagonista della seconda parte,
attraverso cui si tende a sondare nel soggetto che vi si cimenta, le conoscenze
in materia di Protezione Civile con particolare riguardo alle capacità di
pianificazione e/o di gestione dell'emergenza.
La prima parte del testo, difatti, si presta ad una serie di osservazioni sulla
situazione ipotizzata, in relazione all'analisi più o meno approfondita dei
comportamenti dei nostri protagonisti, osservazioni atte anche ad individuare
possibili lacune ed in ogni caso ad arricchire la fase in esame di elementi
utili allo sviluppo poi nella seconda parte, della pianificazione e/o della
gestione dell'emergenza colera.
La seconda parte del testo comporta un impegno ancora maggiore, richiedendo
l'immedesimazione nei panni del "Disaster Manager", estensore della
pianificazione e protagonista dell'attività di gestione nell'emergenza
ipotizzata.
I quesiti formulati in chiusura rappresentano poi l'impegno a cui si soggiace
allo scopo di verificare la potenziale capacità operativa nella calamità
rappresentata.
PRIMA PARTE.
Prodromi di una emergenza.
La mattina del 1° maggio 199- il dr.Placido - medico di base, convenzionato con
l'U.S.L.-Azienda competente per territorio - ed il genero dr. Saetta, neo
vincitore del concorso di Medico del Servizio Igiene Pubblica presso il
dipartimento di prevenzione della medesima U.S.L., - organizzarono una gita in
barca per condividere una tranquilla giornata di pesca, nelle acque cristalline
del basso adriatico.
L'escursione in mare procedeva tranquilla sino a quando il dr. Placido ricevette
al proprio cellulare una telefonata; era la Sig.ra Infettati, sua assistita, la
quale comunicava che il marito era stato colpito da continue scariche
diarrotiche, aveva inoltre lancinanti dolori addominali, vomito ed un po' di
febbre. Chiedeva quindi lumi sulla terapia da praticare.
I1 dr. Placido, senza esitazione alcuna, consigliava alla signora di sottoporre
il coniuge ad un trattamento antibiotico con la somministrazione di neomicina o
bimixin, abbinandolo alla astensione dai pasti ed al riposo assoluto;
aggiungeva, prima di riattaccare, che se i prodotti indicati, in casa
risultassero mancanti, avrebbe potuto ottenerne la relativa prescrizione dalla
guardia medica.
Il dr. Saetta intanto era tutt'altro che tranquillo avendo il giorno prima, in
ufficio, preso visione dell'esito delle analisi sui campioni prelevati dagli
operatori del Presidio Multizonale di Prevenzione nelle acque marine prospicenti
la stessa località, a fini di balneazione. I referti citati evidenziavano,
difatti, il superamento di gran lunga del valore limite delle concentrazioni
relative ai parametri batteriologici (coliformi totali, coliformi fecali e
streptococchi fecali), noti indicatori indiretti di patogenicità per l'uomo.
La preoccupazione poi si accresceva dopo aver ascoltato la telefonata fra il
suocero e l'assistita, posto che la sintomatologia rappresentata poteva
integrare ben altra patologia. La memoria andava a quel lontano 1973, anno in
cui nella zona si erano manifestati numerosi casi di "colera".
Fu così che il dr. Saetta, utilizzando il telefonino del suocero, interpellava
tempestivamente il presidio ospedaliero della zona, per chiedere se vi fossero
stati altri casi analoghi, magari sfociati anche in un ricovero. Avendo ricevuto
risposta di esito negativo egli avrebbe potuto desistere dal sospetto che lo
assaliva, ma il timore della sottovalutazione - da parte dei medici curanti -
del quadro clinico dei potenziali colpiti, lo induceva ad insistere. Fu così che
prese contatti col suo amico biologo dr. Accorto, per una indagine più
approfondita.
Costui, contattato telefonicamente, alimentava le preoccupazioni del Saetta,
lamentando precarie condizioni igienico-sanitarie dell'abitato, desunte da
campioni per indagini chimico-fisico-batteriologiche, sottolineando inoltre di
aver ricevuto numerose prescrizioni di analisi, in particolare "coproculture",
di pazienti affetti da diarree di tipo risiforme.
Per le stesse, anzichè limitarsi alla ricerca della "salmonella" e della "shighella"
(classiche responsabili delle gastroenteriti), il biologo, che nutriva gli
stessi dubbi del Saetta, aveva già avviato parallelamente ed a sue spese la
ricerca specifica del vibrione colerico.
I primi risultati intanto non confortavano affatto il sospetto. Ma la
consapevolezza che il trattamento antibiotico in atto nel maggior numero dei
pazienti avrebbe potuto compromettere l'esito delle indagini, lo induceva a non
demordere, tant'è che l'indomani mattina sarebbero stati emessi altri referti
relativi ad altri campioni.
Le ore passavano ed in serata, rientrati a casa i due gitanti, chiamavano il
pronto soccorso dell'ospedale che questa volta segnalava ben cinque ricoveri di
altrettanti soggetti con gli stessi sintomi: per tutti risultava in comune
l'aver mangiato nei giorni precedenti verdure e molluschi crudi.
A questo punto, una consultazione del Saetta con il direttore generale ed il
direttore sanitario della U.S.L. approdava di lì a poco all'immediata
comunicazione dei sospetti al Sindaco del Comune interessato, il quale, senza
esitazione, informava il Prefetto, decideva lo stato di allerta e convocava i
massimi referenti sanitari sul territorio.
I1 primo cittadino, completamente a digiuno in materia di igiene e sanità
pubblica e di protezione civile, avvertiva tutto il disagio di chi nelle ore
successive avrebbe potuto ritrovarsi a gestire una emergenza vera, senza averne
la perizia del caso.
Per questa ragione decideva di avvalersi di un esperto di gestione delle
emergenze di carattere igienico sanitario, affinchè potesse riceverne l'ausilio
tecnico-organizzativo necessario alla soluzione dei complessi problemi legati al
tipo di calamità che si andava profilando.
SECONDA PARTE.
Pianificazione e/o attività di gestione dell'emergenza
Immedesimatevi nei panni del dr. Guido Valente, promettente manager pubblico,
specializzato in Diritto Sanitario con all'attivo una lunga esperienza nel campo
della Protezione Civile, che lo ha visto in prima linea già durante il terremoto
dell'Irpinia nel 1980.
Questi lavora presso un ente locale della Regione Puglia ove ha predisposto un
Piano Comunale con relativo regolamento di Protezione Civile, un piano per
l'emergenza albanesi, un regolamento per il volontariato e per la disciplina di
un nucleo di pronto intervento, uno per la lotta all'inquinamento ed al rumore,
ecc.
La referenza determinante però nella scelta caduta su di lui sembra esser stata
l'aver lo stesso frequentato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri -
Dipartimento della Protezione Civile - Centro Polifunzionale di Castelnuovo di
Porto, il primo corso sulla gestione delle emergenze.
Le esperienze nel tempo maturate nella pubblica amministrazione sono state tali
da portarlo a riflettere su quello che sarebbe il proprio ruolo nell'emergenza,
di guisa da mettere a punto la nuova professionalità tecnica, arricchita
opportunatamente di una profonda cultura dell'organizzazione, non disgiunta da
una spiccata competenza giuridica.
Nell'emergenza specifica poi, traendo insegnamento da quanto accaduto in
passato, Valente sa di dover affrontare problemi relativi:
- a funzionari sull'orlo di una crisi di nervi che non sanno a chi rivolgersi
per ottenere informazioni utili;
- ad indagini affannose per individuare coloro che sono preposti a determinati
servizi utili alla gestione della calamità in atto;
- a conflitti di competenza fra pubblici poteri;
- a volontari capaci e generosi ma che, in carenza di organizzazione degli
interventi, non sanno a chi prestare assistenza;
- alla scarsa conoscenza del fenomeno calamitoso in atto;
- alla difficoltà nel reperire le risorse necessarie (vaccino, posti letto ecc.)
ed alla incapacità poi nel gestirle secondo canoni di efficienza e di efficacia.
Dall'attenta osservazione di come le emergenze si presentano, il nostro Disaster
Manager ha messo a punto un metodo di lavoro basato sull'individuazione del
maggior numero di variabili esistenti e sulle interrelazioni che fra queste
possano crearsi. Lo sviluppo dei suoi studi in materia è approdata ad una
sperimentazione in emergenze rilevanti, fornendo risultati lusinghieri.
Il dr.Valente quindi non ostenta sorpresa quando viene raggiunto dalla
telefonata di convocazione per il conferimento dell'incarico ed abbandonata la
routine, raggiunge in tutta fretta la postazione Comunale dalla quale
coadiuverà, nelle ore a venire, l'autorità competente non escludendo successivi
ulteriori coinvolgimenti in relazione alla tipologia che l'evento calamitoso
potrebbe assumere nei giorni successivi.
Constata subito che la Regione e le Province interessate sono prive di programmi
di previsione e prevenzione, mentre il Comune pur avendo un Piano Comunale di
Protezione Civile, nel quale fra i rischi peraltro contemplata l'epidemia da
colera, lo stesso non risulta esecutivo, limitandosi ad una vetusta quanto
obsoleta ricognizione delle risorse sul territorio e risultando privo, per altro
verso, di procedure operative a cui far ricorso nell'emergenza specifica.
Le strutture sanitarie locali, dal canto loro, non sono in grado di fare
previsioni certe sull'evento e sullo stadio sinora raggiunto; le stesse però
dispongono di dati relativi all'evoluzione dell'epatite di tipo B e C sul
territorio regionale nell'ultimo decennio e possono mettere a disposizione anche
gli esiti dei prelievi degli ultimi campioni effettuati sulle acque di
balneazione e sui depuratori dei reflui della rete fognante della cittadina
colpita.
Risulta subito abbastanza evidente che la situazione volge al peggio sia per le
notizie che giungono dalla direzione sanitaria dell'ASL che, in relazione ai
primi ricoveri, ha divulgato un comunicato in cui si denunciano i primi due casi
di accertata diagnosi di colera, sia per aver il P.M.P. rinvenuto nelle analisi
di acque marine utilizzate da un pescivendolo locale, il vibrione colerico.
A questo punto sembra non ci siano più dubbi circa la necessità di allarmare i
competenti superiori livelli di competenza, in relazione alle scarse ed
inappropriate risorse disponibili sul territorio comunale, ove il piccolo
ospedale, l'igienista locale, il veterinario coadiutore ed il vigile sanitario,
costituiscono una compagine ed un assetto logistico scarsamente opponibili ad
una malattia infettiva acuta endemica come il colera.
Chiamato direttamente in causa il Prefetto della provincia in cui ricade il
comune colpito, questi coopta il dr. Saetta, il dr.Accorti ed il disaster
manager Guido Valente, avendo i primi seguito l'evoluzione del fenomeno sin
dalle prime avvisaglie e riconoscendo nell'ultimo le capacità per gestire
adeguatamente l'emergenza anche in ambito di competenza territoriale più ampio.
Nella nuova postazione il Valente dispone soltanto di poche ore di tempo per
favorire l'attivazione a livello provinciale della direzione unitaria dei
servizi di emergenza; intanto la situazione si arricchisce di nuovi elementi di
conoscenza tali da far ritenere il fenomeno tutt'altro che circoscritto alla
sola città sin qui colpita; controlla quindi che sia stata data l'informazione
al livello istituzionale centrale.
I1 Disaster Manager si impegna quindi nelle seguenti attività:
- utilizza tutti i mezzi di comunicazione utili e disponibili, (telefono,
telescrivente, fax, computer con modem, ecc.) chiede agli enti competenti tutti
i dati storici sulla tipologia di sinistro, i dati conoscitivi correnti sulla
emergenza in atto e le previsioni sulla sua evoluzione;
- con gli stessi mezzi di comunicazione, trasmette in tempo reale i dati
affinchè se ne ricavi, con eventuali sistemi matematici o metodiche di tipo
statistico, un modello probabilistico dell'evento;
- mette a punto e rende operative immediatamente le "strutture organizzative per
obiettivo" estrapolando le risorse sia dagli uffici pubblici, sia dalle
organizzazioni di volontariato.
I1 panorama che ne deriva risulta decisamente sconfortante tanto da determinare
anche la deliberazione dello "stato di emergenza" da parte del Consiglio dei
Ministri e la nomina di un Commissario delegato nella persona del dr.Guido
Valente.
Ciò induce il manager a rimeditare l'organizzazione messa a punto in ambito
provinciale, individuando (nell'allegato prospetto) le funzioni di supporto
ritenute indispensabili per fronteggiare il colera.
Scheda informativa sul colera.
In genere si indica con questo nome il colera asiatico dovuto all'azione del
vibrione colerigeno.
Una forma meno grave di colera che si riscontra talvolta da noi, si indica col
nome di cholera nostras. In Italia il colera è comparso più volte, dal 1832 al
1910-11. E' rimasta famosa l'epidemia del '73.
L'agente dell'infezione fu scoperto da Roberto Koch e fu indicato con il nome di
bacillo virgola, per il suo aspetto; altro nome scientifico è quello già
indicato di vibrione colerigeno. Questo bacillo ha la forma di bastoncino curvo,
con una delle estremità ciliata; vegeta specialmente nell'umido e non resiste
all'essicamento; resiste alle temperature basse, muore ad 80° .
I1 colera si trasmette principalmente con le acque e con gli alimenti
contaminati. Molte epidemie di questa terribile malattia sono state determinate
dalle acque di fiume, in cui erano stati lavati indumenti di colerosi. I1
bacillo rimane in incubazione per un tempo variante da poche ore a quattro o
cinque giorni, dopo di che si verifica il primo sintomo detto premonitorio e
consistente in una diarrea ostinata. Le scariche diarroiche in un primo momento
sono poltacee e miste a bile, poi si fanno via via più liquide e bianchicce,
assumendo l'aspetto caratteristico dell'acqua di riso: sono presenti fiocchi di
muco lembi di epitelio desquamato e vibrioni in gran numero: in alcuni casi si
possono osservare tracce di sangue. Qualche tempo dopo le prime scariche
diarroiche, si presenta il vomito con cui il paziente emette prima gli alimenti
ingeriti un liquido a cui, in alcuni casi, trovasi commisto del sanque e della
bile; la sete è intensa e talora accompagnata da singhiozzo.
La respirazione è difficile, la voce rauca, la pelle fredda e cianotica; si
manifestano crampi dolorosi all'addome, ai polpacci ed alle braccia. La
temperatura, misurata sotto l'ascella, è inferiore ai 37°; quella rettale,
invece considerevolmente superiore. Tutti questi sintomi si susseguono con
grande rapidità, cosicchè ben presto si osserva il quadro morboso sopra
descritto che prende il nome di stato algido. Quando il paziente è arrivato a
questo stato, i casi sono due: o il suo organismo reagisce, portandolo alla
guarigione, oppure precipita rapidamente nello stato comatoso, che lo porta alla
morte entro le 12-36 ore dall'attacco. La profilassi consiste nell'isolare il
coleroso, non appena ci si accorga del suo stato, sterilizzando la biancheria e
tutto ciò che ha toccato il malato e rendendo innocue le feci.
Nell'esercito, specie in tempo di guerra, si pratica la vaccinazione
anticolerica, che è risultata un ottimo mezzo profilattico, ma rende immuni
soltanto per un periodo di tre-quattro mesi; cosicchè in caso di pericolo,
bisogna rinnovarla.
I1 colera asiatico in genere uccide il 50% dei colpiti.
Il colera infantile è invece una forma intestinale che ha grande assomiglianza
con il colera asiatico. E' detto anche catarro intestinale infantile acutissimo
o gastroenterite acuta infantile. La sua eziologia non è ancora esattamente
nota; comunque non è determinato dall'azione di un germe patogeno specifico. La
malattia si può osservare nella sua forma tipica, nei paesi caldi e può portare
rapidamente alla morte. Non mancano tuttavia forme lievi.
Il colera nostras o colerina è una forma diarroica che si riscontra nei climi
temperati durante i mesi caldi e si crede sia determinata da un germe specifico,
tuttora sconosciuto, che si può ingerire facilmente con cibi e bevande. Il
colera nostras è molto simile al colera asiatico, da cui si differenzia per il
fatto che è meno spesso mortale e non si propaga con grande facilità; inoltre,
mancano nelle feci i germi del colera propriamente detto; il decorso del male è
approssimativamente uguale. La cura consiste nel porre in letto il paziente,
somministrando soltanto acqua bollita con succo di limone e scarsi cibi liquidi;
si fanno applicazioni di calore, sostenendo il cuore per prevenzione contro il
collasso; sarà bene somministrare sedativi ed antisettici; potranno servire, a
tal uopo, pozioni ai acqua cloroformica disinfettante ed assorbenti intestinali.
Misure urgenti.
A) Prime misure da adottare.
1) Divieto di prelievo, trasporto, vendita ed utilizzo di acqua di mare per
rinfresco dei prodotti ittici o di altro. A tale riguardo è auspicabile che
venga emanata ordinanza del Presidente della Giunta Regionale.
2) Verifica dei valori di colimetria e cloro residuo nella rete idrica da parte
dei P.M.P. ed iperclorazione se necessaria.
3) Intensificazione dei controlli batteriologici per la ricerca anche del
vibrione colerico su:
- acqua di mare;
- liquami di fogna;
- verdure che "si consumano abitualmente crude";
- prodotti ittici.
L'istituto di igiene del Policlinico è auspicabile che funga da laboratorio di
riferimento centrale per tutte le ricerche ambientali e su alimenti che si
svolgeranno presso altri laboratori.
B) Misure di sorveglianza.
1) Definizione di sospetto caso clinico: soggetto di età maggiore di 12 anni con
gastroenterite caratterizzata da almeno 5 scariche diarroiche nelle 24 h.
2) Ricerca dei casi: limitata ai pazienti afferenti a reparti di pronto soccorso
od accettazione ospedalieri, ai pazienti visitati presso ambulatori di strutture
pubbliche o private e dai medici curanti.
3) In caso di sospetto di colera il soggetto dovrà essere inviato presso
divisioni di malattie infettive.
4) I1 laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche cui afferisce la
divisione di malattie infettive ove trovasi ricoverato il paziente in
osservazione, dovrà curare la coltura in acqua peptonata alcalina ed il
subtrapianto dopo 6-8 h su agar TCBS; qualora dopo 24 h su TCBS si abbia
sviluppo di colonie fermentanti il saccarosio (che si presentano colorate in
giallo) la capsula di Petri dovrà essere inviata presso la cattedra di Igiene -
Servizio di Microbiologia del Policlinico che, come già detto, è auspicabile che
funga da Laboratorio centrale di riferimento.
5) Obiettivo primario della sorveglianza è la predisposizione costante di
informazioni utili al programma di controllo dell'infezione. Per il
raggiungimento di tale obiettivo è necessario attuare le seguenti azioni:
raccolta, verifica e pronta analisi dei dati; indagine epidemiologica di campo
su eventuali focolai epidemici. A tale scopo è auspicabile che venga attivato un
centro raccolta dati con sede presso l'Istituto di Igiene dell'Università
dell'area colpita.
Al centro dovrà essere conferito il compito di produrre giornalmente rapporti
informativi sulla situazione epidemiologica, di sollecitare costantemente
l'invio dei dati da parte delle strutture nella quali è avvenuta l'osservazione
dei casi sospetti od accertati.
C) Controlli ambientali.
A livello degli sbocchi fognari ed a livello degli effluenti dei depuratori
dovranno essere effettuati preIievi per Ia ricerca specifica del Vibrione
cholerae. Le indagini di laboratorio dovranno essere effettuate presso l'lstituto
di Igiene. Inoltre si dovrà:
1) ispezionare tutti i canali di fognatura bianca e nera aventi il mare come
recapito finale, oltre ai canali in terra di fogna a cielo aperto;
2) accertare ed individuare tutti i probabili abusi di prelievi di liquami, per
eventuali usi impropri, con particolare attenzione a quelli per l'irrigazione;
3) provvedere alla tenuta in buona efficenza di tutti i collettori principali
delle reti fognarie cittadine, effettaundo la radicale bonifica degli stessi; 4)
intervenire, immediatamente, ed a vista, nell'esucuzione di tutti i lavori
manutentori sulla rete idrica e fognante specialmente ove, si crei pericolo di
inquinamento per effetto delle interferenze tra le stesse opere; 5) eseguire
interventi di prevenzione, ove necessario, mediante la disinfestazione dei
liquami, onde scongiurare il pericolo di inconvenienti igienici;
6) segnalare tempestivamente alle autorità competenti tutti i possibili casi di
immissione di liquami nella fognatura bianca;
7) assicurare la continua pulizia delle griglie degli impianti di sollevamento
di fognatura, nonchè la perfetta funzionalità delle elettropompe, per evitare
scarichi di emergenza, per i quali, comunque, dovrà essere attivata
l'automazione degli impianti di clorazione con sufficiente scorta del prodotto.
D) Flusso informativo.
Per ogni paziente ricoverato per gastroentrite che abbia avuto almeno 5 scariche
diarroiche nelle 24 h precedenti, dovrà essere compilata apposita scheda per
l'immediato invio ai SIP ed ai Servizi Veterinari della propria ASL, oltre che
al Centro di raccolta dati che dovrà provvedere alla contestuale trasmissione al
Ministero della Sanità - Divisione Generale Servizi Igiene Pubblica ed
all'Assessorato Regionale alla Sanità.
E) Coordinamento periferico.
I Servizi di Igiene Pubblica ed i Servizi Veterinari delle AA.SS.LL. sono
incaricati del coordinamento per il territorio di competenza, previo raccordo
con i P.M.P. al fine di regolamentare l'afflusso delle campionature. Ove
sussistano gravi carenze di personale di vigilanza, il Coordinamento Provinciale
dovrà raccordarsi col Comando NAS territorialmente competente per interventi ad
adiuvandum. Il Ministero della Sanità, in caso di necessità, dovrà fornire un
ulteriore contributo con proprio personale di vigilanza.
F) Educazione sanitaria.
Dovrà essere raccomandata la più ampia diffusione, anche tramite pubblica
affissione, delle informazioni circa la nacessità di:
- lavaggio delle mani;
- lavaggio accurato di vegetali da consumarsi crudi;
- non praticare, ove non si creino le condizioni di necessità, profilassi
vaccinale;
- non praticare chemioprofilassi antibiotica;
- non praticare una disinfezione speciale in quanto i comuni disinfettanti a
base di cloro sono efficaci nei confronti del vibrione.
Superamento dell'emergenza: programma di controllo dei
prodotti alimentari, delle risorse idriche e del territorio in relazione alla
malattia colerica.
I campioni devono essere trattati come altamente deperibili e quindi per essi
non si deve ripetere I'analisi in caso di esito sfavorevole. Per tale motivo i
prelevatori devono invitare le parti in causa ad assistere agli esami che devono
essere eseguiti il primo giorno utile, successivo al prelievo.
Si deve raccomandare di indirizzare i controlli su quegli alimenti per i quali é
uso e consuetudine consumarli crudi.
Per i campioni di origine animale i laboratori di riferimento devono essere
quelli degli istituti zooprofilattici sperimentali; all'istituto zooprofilattico
indicato come principale, devono poi pervenire i campioni provenienti da tutte
le AA.SS.LL..
Il piano si sviluppa in due fasi dando per superata la fase di "emergenza":
A) periodo di massimo controllo;
B) periodo di vigilanza;
I1 territorio regionale deve essere suddiviso in tre livelli:
1° AREA DI 1° LIVELLO DI INTERVENTO
AA.SS.LL. delle città maggiormente colpite.
2° AREA DI 2° LIVELLO DI INTERVENTO
tutte le restanti AA.SS.LL. rivierasche dell'area colpita.
3° AREA DI 3° LIVELLO Dl INTERVENTO
tutte le altre AA.SS.LL. dell'area colpita.
1) Area di primo livello di intervento.
a) controlli di molluschi bivalvi presso i C.D.M. (Centri Depurazione Molluschi)
ed i C.S.M. (Centri Spedizione Molluschi): due prelievi settimanali per ogni
Centro. I prelievi debbono interessare per la ricerca di vibrione colerico
campioni di mitili prima della depurazione.
Per la ricerca di vibrione colerico ed altri indici previsti dalla vigente
normativa, dopo la depurazione.
b) mercati ittici, depositi all'ingrosso e punti di vendita al dettaglio in
particolare (molluschi, cefalopodi, crostacei, novellame e lamellibranchi): 20
campioni ogni 15 giorni per ogni A.S.L..
2) Area di secondo livello di intervento.
a) controlli di molluschi bivalvi presso i C.D.M. ed i C.S.M. un prelievo ogni
10 giorni. I prelievi devono interessare per la ricerca del vibrione colerico
campioni di mitili prima della depurazione. Per la ricerca del vibrione colerico
ed altri indici previsti dalla vigente normativa dopo la depurazione.
b) mercati ittici, depositi all'ingrosso e punti di vendita al dettaglio (in
particolare molIuschi e cefalopodi, crostacei, novellame e lamellibranchi): 10
campioni ogni 15 giorni per ogni A.S.L..
3) Area di terzo livello di intervento.
a) mercati ittici, depositi all'ingrosso e punti di vendita al dettaglio (in
particolare molluschi cefalopodi, crostacei, novellame e lamellibranchi): 2
prelievi ogni 7 giorni per ogni A.S.L.. Per i campioni d'origine vegetale e per
i campioni riguardanti i controlli dei vari tipi di acqua previsti, i laboratori
di riferimento sono rappresentati dai P.M.P. competenti per territorio.
Anche per le acqve ed i prodotti vegetali che sono suscettibili di essere
consumati crudi si individuano le tre aree di cui innanzi con le stesse AA.SS.LL.:
AREA DI 1° LIVELLO DI INTERVENTO.
a) controllo sull'acqua di processo distribuite al rifornimento delle vasche di
depurazione prima e dopo il trattamento con agenti disinfettanti dei seguenti
parametri: E.coli/50 ml, enterococchi 50/ml; clostridi solfitoriduttori/50 ml. 2
prelievi settimanali per ogni centro di depurazione.
b) il controllo sui vegetali sucettibili di essere consumati crudi dovrà essere
effettuato: 1° alle coltivazioni situate lungo i corsi d'acqua sedi di reflui
non trattati; 2° ai mercati ortofrutticoli generali; 3° ai centri di raccolta,
depositi all'ingrosso e smistamento; 4° punti di vendita al dettaglio
limitatamente a quei prodotti che non provengono dai mercati ortofrutticoli o
centri all'ingrosso; 20 campioni ogni 15 giorni per ogni A.S.L.. Dovrà essere
effettuata la ricerca non solo di V.Cholerae ma anche la determinazione degli
indici di contaminazione fecale.
c) 2 campioni settimanali di acqua di fogna prelevata prima del loro arrivo
all'impianto di depurazione, nonchè 2 campioni settimanali di acqua di mare
prelevati nei punti considerati a rischio. In questi ultimi dovrà essere
effettuata anche la ricerca di V.Cholerae.
AREA DI 2° LIVELLO DI INTERVENTO.
a) controlli sull'acqua di processo destinata al rifornimento delle vasche di
depurazione prima e dopo il trattamento con agenti disinfettanti dei seguenti
parametri: E.coli/50 ml.; enterococchi/50 ml.; clostridi solfiriduttori/50 ml.;
un prelievo ogni 10 giorni per ogni centro di depurazione.
b) controlli sui vegetali suscettibili di essere consumati crudi dovranno essere
effettuati: 1° alle coltivazioni situate lungo i corsi di acqua sedi di reflui
non trattati; 2° ai mercati ortofrutticoli generali; 3° ai centri di raccolta,
depositi all'ingrosso e smistamento; 4° punti di vendita al dettaglio
limitatamente a quei prodotti che non provengono dai mercati ortofrutticoli o
centri all'ingrosso; 10 campioni ogni 15 giorni per ogni A.S.L.. Dovrà essere
effettuata la ricerca non solo di V.Cholerae, ma anche la determinazione degli
indici di contaminazione fecale.
c) 2 campioni settimanali di acqua di fogna prelevati prima del loro arrivo
all'impianto di depurazione, nonchè 2 campioni settimanali di acqua di mare
prelevati nei punti considerati a rischio. In ultimo dovrà essere effettuata
anche la ricerca degli indici di contaminazione fecale oltre alla ricerca del
V.Cholerae.
AREA DI 3° LIVELLO DI INTERVENTO.
a) controllo sui vegetali suscettibili di essere consumati crudi sarà
effettuato: 1° sulle coltivazioni situate lungo i corsi d'acqua sedi di reflui
non trattati; 2° nei mercati ortofrutticoli generali; 3° nei centri di raccolta,
depositi all'ingrosso e smistamento; 4° nei punti di vendita a1 dettaglio
limitatamente a quei prodotti che non provengono dai mercati ortofrutticoli o
centri già controllati: 2 campioni ogni 7 giorni per ogni A.S.L.. Dovrà essere
effettuata la ricerca non solo di V.Cholerae, ma anche la determinazione degli
indici di contaminazione fecale.
b) 2 campioni settimanali di acqua di fogna prelevati prima del loro arrivo
all'impianto di depurazione, nonchè 2 campioni settimanali da specchi acquei
interni (fluviali o lacustri) prelevati nei punti considerati a rischio. In
questi ultimi dovrà essere effettuata anche la ricerca degli indici di
contaminazione fecale oltre alla ricerca di V.Chloerae.
In aggiunta al programma sopraesposto ogni A.S.L., indipendentemente dalla sua
area di appartenenza, dovrebbe inviare al proprio laboratorio di riferimento
almeno 2 campioni settimanali di acqua destinati alla irrigazione di zone
rappresentative, prelevati sia nei punti di captazione, sia in punti
significativi degli acquedotti rurali.
Al fine di una migliore organizzazione e programmazione del lavoro delle
strutture laboratoristiche, ogni organo prelevatore dovrebbe concordare con il
proprio laboratorio di riferimento i giorni, le cadenze ed il numero di campioni
da inviare da ogni Az.U.S.L..
I1 N.A.S. dovrebbe provvedere ad inviare i dati al Ministero della sanità ed
all'assessorato regionale alla sanità.
Ogni A.S.L., a cadenza quindicinale, dovrebbe inviare al Ministero della sanità
- D.G.S.I.P. - Div.II - Div. veterinaria, Direzione Generale Igiene Alimenti e
Nutrizione ed all'assessorato regionale alla sanità i seguenti dati:
- numero dei campioni prelevati;
- numero dei campioni esaminati;
- numero dei campioni positivi per le ricerche effettuate (non solo vibrio);
- numero dei campioni negativi.
Alla scadenza del periodo di massimo controllo, sulla base dei risultati e dei
correttivi che dovessero rendersi necessari dall'analisi del programma di
monitoraggio attuato, dovrà essere varato il nuovo programma di controllo.
La regione dovrebbe provvedere poi all'analisi ed alla elaborazione dei dati
acquisiti, dando agli stessi la massima diffusione.
ORDINANZA N:_________
Il Commissario Delegato per l'emergenza colera.
Visto il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data _____________
con il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza ambientale con particolare
riferimento ai settori dei servizi di approvvigionamento, adduzione e
distribuzione idrica, di fognature, di depurazione, di recapito delle acque
depurate e di smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel territorio a far tempo
dal___________ e fino al____________ ;
Vista l'ordinanza in data____________ con la quale il Presidente del Consiglio
dei Ministri ha individuato un commissario delegato a predisporre il programma
degli interventi da approntare, d'intesa con i Ministeri dell'Ambiente, del
Bilancio e della Programmazione Economica e sentite le Regioni e le
Amministrazioni interessate ad attivare e realizzare gli interventi necessari
per fronteggiare l'emergenza colera;
Considerata l'attuale situazione epidemiologica locale in relazione alle
malattie a ciclo orofecale;
Ritenuta la inderogabile ed urgente necessità di adottare, a tutela della salute
pubblica, i provvedimenti contingibili del caso, atti a tenere sotto controllo
la particolare situazione epidemiologica;
Visti l'art. 260 e seguenti del T.U. delle Leggi Sanitarie approvato con Regio
Decreto 27 luglio 1934, n. 1265 e successive modificazioni;
Visto l'art.2 del T.U.L.P.S. approvato con Regio Decreto 18 giugno 1937, n. 773;
In forza dei poteri straordinari attribuiti;
ORDINA
1) E' vietato, su tutto il territorio, il consumo, il trasporto, la vendita, la
detenzione per la vendita di molluschi cefalopodi (seppioline, calamari, polipi,
ecc.), echinodermi (ricci di mare), tunicati (tartufi di mare), novellame e
piccoli crostacei per un periodo di____________ giorni a far data dal presente
provvedimento.
2) E' fatto obbligo ai commercianti di prodotti ittici di approvigionarsi di
ghiaccio esclusivamente presso produttori regolarmente autorizzati; questi
ultimi dovranno far uso per la produzione del ghiaccio esclusivamente di acqua
potabile.
3) E' consentita la vendita dei molluschi bivalvi (cozze vongole, ostriche, noci
di mare, canestrelle, ecc.) nel rispetto delle vigenti norme di legge e con le
modalità previste dalle stesse, cioè muniti di bollo sanitario che consenta di
identificare il centro di spedizione e di depurazione ed inoltre le confezioni
originali a rete debbono essere integre al fine di non consentire la vendita del
prodotto sfuso.
4) E' fatto obbligo ai venditori di prodotti ittici di esporre a proprio cura un
cartello contenente la seguente dicitura: "Il prodotto va consumato
esclusivamente cotto".
5) E' fatto divieto di acquistare prodotti ittici da rivenditori non
autorizzati.
6) E' fatto divieto di prelevare, trasportare, detenere, vendere ed utilizzare
acqua di mare, nonchè somministrare o consumare prodotti ittici crudi nei
pubblici esercizi.
A carico dei contravventori alle disposizioni del presente provvedimento verrà
imposta la sospensione della licenza di esercizio per la durata di un mese per
la prima infrazione e la revoca in caso di recidiva.
Gli stessi saranno altresì denunciati all'Autorità Giudiziaria per violazione
dell'art. 650 C.P. e per i reati contro la salute pubblica che dovessero essere
eventualmente accertati.
I Sindaci dei Comuni della Regione sono incaricati dell'esecuzione del presente
provvediemnto mediante la notifica ai destinatari.
I1 controllo sull'osservanza della presente ordinanza è affidato ai Sindaci, ai
vigili sanitari, agli agenti di polizia municipale ed alle forze dell'ordine.
Copia del presente provvediemnto è altresì inviato al Ministero della sanità,
all'assessorato regionale alla sanità, ai commissari straordinari delle aziende
sanitarie locali, ai Procuratori della Repubblica presso i Tribunali e le
Preture Circondariali competenti per territorio, ai Prefetti, ai Presidenti
delle giunte provinciali, ai Questori, ai comandanti di gruppo dei Carabinieri
ed ai comandanti di gruppo della Guardia di Finanza delle province interessate
dall'emergenza colera ed ai Sindaci i cui comuni ricadono nell'area colpita
dall'emergenza in atto.
Lì,_____________
IL COMMISSARIO DELEGATO
Sistemi esperti computerizzati assolverebbero a compiti svariati, anche perché
disponibili all'occorrenza ovunque: potrebbero dare prime valutazioni, per
esempio, del danno di un sistema, indicare le esigenze alimentari di una
popolazione, suggerire le strade attraverso le quali far giungere fonti di
soccorso (Mick e Wallace, 1986).
|